mercoledì 13 settembre 2017

Le principali teorie educative-l influenza degli altri

La relazione educativa è il rapporto che si crea all'interno del processo formativo tra i docenti e allievi e che influenza il rapporto tra gli studenti all'interno del gruppo classe. La relazione educative condivide  varie caratteristiche con tutte le altre forme di relazione sociale. non è semplicemente una interazione sociale occasionale, per esempio pensiamo a quando due persone in attesa dell'autobus si scambiano qualche parola, ma nasce da un'interazione sociale stabile, perchè i suoi protagonisti→insegnante e studenti si incontrano con una cadenza frequente e prestabilita, condividono spazi comuni, svolgono insieme un'attività e avanti così. Anche la relazione sociale sia nella comunicazione educativa esercita um'influenza sociale. 
la società sia nella relazione sociale sia nella comunicazione sociale, propone o addirittura impone modelli di comportamenti ai quali i singoli individui devono confermarsi, infatti agli studenti è chiesto di apprendere a gestire le proprie energie. Alcuni sociologi, quindi, hanno affermato che la scuola è il fondamentale anello di congiunzione tra società e individuo, la relazione educativa deve dunque preparare noi giovani a essere cittadini adatti a vivere nella società. Per tutte le scienze umane la costituzione  dell'individuo richiede relazioni sociale, perchè una persona acquisisce le proprie specificità all'interno di relazioni. Una relazione sociale si basa sulla comunicazione verbale e NON verbale.

La relazione Educativa

Che cosa succederebbe se da domani la tua scuola abolisse le classi?
è possibile una scuola senza classi?
O si tratta di un esperimento destinato a fallire?
Sentiresti la mancanza del gruppo-classe o ti troveresti meglio?
L'attività scolastica si basa nella maggior parte dei casi su una routine ben definita, gli alunni sono divisi in classi, ogni classe ha la sua aula, l'insegnamento delle materie segue una cadenza oraria settimanale e così via. consapevoli  di quanto lo spazio e l'orario incidano sull'approvamento, alcune scuole dei paesi scandinavi hanno sviluppato una forma nuova di didattica a partire della definizione degli spazi. Queste scuole sono prive di aule, ma dotate di ambienti aperti, dove gli studenti possono muoversi liberamente, incontrano l'insegnante e ricevono indicazioni sul lavoro da fare.


giovedì 18 maggio 2017

Teoria della comunicazione secondo Roman Jakobson

Dobbiamo a Roman Jakobson una fortunata teoria delle funzioni del linguaggio verbale, in cui egli eredita e sistematizza una preesistente tradizione di studi in ambito linguistico. In tale teoria, Jakobson assegna a ciascun elemento del processo comunicativo una particolare funzione comunicativa, che si manifesta nelle forme e nei contenuti del messaggio. Più precisamente, il rapporto tra elementi comunicativi e funzioni si articola secondo questo schema:
MittenteFunzione Emotiva
ContestoFunzione Referenziale
MessaggioFunzione Poetica
ContattoFunzione Fàtica
CodiceFunzione Metalinguistica
DestinatarioFunzione Conativa
La funzione emotiva (o espressiva) esprime l'atteggiamento dell'emittente riguardo ciò di cui sta parlando. La funzione referenziale è relativa al rapporto tra il messaggio e il mondo, ed evidenzia il fatto che un messaggio parla di qualche cosa. La funzione poetica è relativa all'organizzazione interna del messaggio, e riguarda il modo in cui esso è realizzato e strutturato. Questa funzione è prevalente nei messaggi poetici, in cui viene dedicata la massima attenzione alla struttura formale ed all'organizzazione interna. La funzione fàtica esprime in un messaggio l'impegno a garantire il contatto (un classico esempio di messaggio con funzione fàti
ca è la formula «Pronto?» che si dice rispondendo al telefono). La funzione metalinguistica riguarda la presenza all'interno del messaggio di elementi orientati a definire il codice stesso, ed è prevalente in tutti quei casi in cui si chiedono e si forniscono chiarimenti sui termini, sulle parole e sulla grammatica di una lingua. La funzione conativa, infine, esprime in messaggio la tendenza ad avere degli effetti extralinguistici sull'emittente, effetti cioè che non si limitano alla pura comprensione linguistica; sono ad esempio messaggi conativi gli ordini, i consigli, le preghiere e le suppliche.
Occorre tenere presente che queste funzioni non sono mai presenti allo stato puro, per così dire, in un messaggio. Ovvero, non esiste un messaggio che sia esclusivamente poetico, o esclusivamente referenziale. Anzi, in generale ogni messaggio svolge tutte le funzioni. Tuttavia in ciascun messaggio esiste sempre una funzione prevalente rispetto alle atre, ed essa determina il carattere funzionale complessivo del messaggio stesso. Ad esempio nella lingua quotidiana prevale la funzione referenziale, cioè la tendenza a parlare di qualche cosa. Ma allo stesso tempo si cerca sempre di comunicare i contenuti in modo formalmente curato, e spesso si esprime anche la propria posizione riguardo quei contenuti. Allo stesso modo, un componimento poetico è caratterizzato da una prevalente cura formale e linguistica, ma non è mai assolutamente privo di contenuto.

Chomsky, struttura profonda e superficiale del linguaggio

Il linguaggio ha un aspetto interno e uno esterno. Una frase può essere studiata dal punto di vista di come esprime un pensiero o dal punto di vista della sua forma fisica, cioè dal punto di vista della interpretazione semantica o di quella fonetica.
Usando una terminologia recente, possiamo distinguere la “struttura profonda” di una frase dalla sua “struttura superficiale”. La prima è la struttura astratta sottostante che determina l’interpretazione semantica della frase; la seconda è l’organizzazione superficiale di unità che determina l’interpretazione fonetica e che è in relazione con la forma fisica dell’enunciato effettivo, cioè con la sua forma percepita o capita. [...]
La struttura profonda, che esprime il significato, è comune a tutte le lingue, cosí almeno si sostiene, in quanto è un semplice riflesso delle forme di pensiero. Le regole trasformative, che convertono le strutture profonde in strutture superficiali, possono differire da una lingua all’altra. Naturalmente, la struttura superficiale risultante da queste trasformazioni non esprime direttamente le relazioni di significato delle parole, tranne nei casi piú semplici. È la struttura profonda sottostante all’enunciato effettivo – una struttura puramente mentale – che è portatrice del contenuto semantico della frase.

Comunicazione e linguaggio

Linguaggio verbale e non verbale

La nostra comunicazione si basa soprattutto sul linguaggio verbale, costituito da parole che pronunciamo o scriviamo.
Il linguaggio verbale è ricco di contenuti e sfumature ed è in grado di trasmettere messaggi complessi, ed ha anche distinto la specie umana dalle altre speci animali.
Ma si può comunicare anche senza parlare! Sguardi, sorrisi, espressioni, posture a volte dicono più di mille parole.
Molte volte ci è sembrato che qualcuno ci stesse mentendo anche se le sue espressioni facciali smentissero le sue parole, questo significa che il linguaggio verbale è più adatto a fornire molte informazioni dettagliate mentre quello del corpo è più semplice e sincero.
 Fonti: Libro di scienze umane "Educatamente"

giovedì 23 marzo 2017

Le mappe cognitive e l'apprendimento latente di Tolman

Edward Chace Tolman (Newton1886 – Berkeley1959) è stato uno psicologo statunitense.
Tolman considera le mappe cognitive una variabile interveniente, che dunque può concorrere, insieme agli stimoli, a determinare la risposta, ma dato il nuovo introdotto dai suoi esperimenti è l'assistenza di una forma di apprendimento latente che non è immediatamente visibile e non dipende dal rinforzo ma può essere determinata da aspettative del conseguimento dell'obbiettivo. Un altroesperimento condotto da Tolman sembrerebbe confermare questa asserzione: 

  • tre gruppi di topi furono immessi all'interno di un labirinto. 
  • Il primo gruppo viene rinforzato con del cibo.
  • Al secondo gruppo non fu somministrato alcun tipo di rinforzo.
  • Il terzo ricevette rinforzo solo a partire dal dodicesimo giorno dell'esperimento.
Emerse che i topi appartenenti al secondo gruppo, privi del rinforzo, non riuscirono in alcun modo a rintracciare l'uscita del labirinto mentre quelli del primo gruppo (a cui era stato fin da subito somministrato il rinforzo) e quelli del terzo gruppo (ai quali il rinforzo fu somministrato dodici giorni dopo l'inizio) riuscirono a completare il labirinto senza differenze apprezzabili di prestazione fra do loro. Tolman trasse la conclusione che i topi erano in grado di apprendere anche in mancanza di rinforzo, ma tale apprendimento si manifestava sotto forma operativa solo in presenza di del rinforzo stesso, il che giustificava le eguali prestazioni riportate dai topi del primo gruppo e quelli del terzo

venerdì 10 marzo 2017

Film-"Stella"

In queste settimane il nostro professore di Scienze Umane ci ha fatto vedere un film intitolato "Stella". Il film parla dell'apprendimento. Parla di una ragazzina, Stella, che vive con i suoi genitori, proprietari di un bar. Stella è abituata a vivere in quel bar, sa giá molte cose sulla vita adulta, abituata a stare con gente ubriaca, sa come giocare a carte, a biliardo. Peró viene ammessa in una scuola per persone appartenenti a uno stato borghese. Quando stella incomincia a frequentare questa scuola, Stella non riesce a capire molte delle parole che i professori usano, e per questo non va tanto bene nelle varie materie quindi prende brutti voti. In classe Stella non è ben accetta da tutti, però un giorno una ragazza della sua classe, Gladys, cerca di fare amicizie con lei. Le due ragazze diventano amiche e Gladys trasporta Stella nel mondo dello studio, perché Gladys essendo figlia di uno psicologo è molto brava a scuola ed é anche la rappresentante di classe. Gladys aiuta Stella a studiare, e Stella sembra anche dimostrare dei progressi nell' ambito dello studio, incomincia a leggere e ad apprezzare la professoressa di inglese. Alla fine dell'anno, per quanto l'anno fosse iniziato male per Stella i professori decidono di promuovere Stella per i progressi che fatto durante l'Anno scolastico.

domenica 12 febbraio 2017

Perché vediamo il mondo a colori?

Il colore non è una qualità oggettiva delle cose, ma dipende da come la luce viene riflessa sugli oggetti, dalle proprietà del sistema visivo di chi guarda e dall'insieme degli stimoli. Per esempio, la luna,è grigia, e non bianca come la vediamo:se vicino a essa ruotasse un corpo veramente bianco, ci apparirebbe del suo vero colore. Perciò Paola Bressan, ricercatrice all'università di Padova, intitola il colore della luna il suo libro dedicato agli studi sulla percezione.


Un apparato {biologico} capace di vedere i colori costa, perché richiede che lunghezze d'onda diverse vengano  tradotte in risposte neurali diverse. A un occhio che rispondesse solo all'intensità della luce, in modo assolutamente identico per tutte le lunghezze d'onda, il mondo apparirebbe in bianco e nero, ossia monocromatico. Questa è una soluzione economica e che è stata adottata dai mammiferi marini come baleno e foche, che di norma non hanno nulla di colorato da guardare. La maggioranza di altri mammiferi, compresi il cane, il gatto e quasi tutte le scimmie del Nuovo Mondo, ha optato per il modello immediatamente superiore, la visione dicromatica. Le scimmie del Vecchio Mondo , noi compresi, hanno infatti evoluto la visione tricromatica, cioè la capacità di  distinguere rosso e verde oltre a bianco e nero e giallo e blu. Il pesce rosso, però, ha la visione tetracromatica, a quattro coppie di colori.

Alla fine però hanno scoperto perché vediamo a colori. Noi vediamo a colori perché dato che i primati mangano foglie quando altri tipi di cibo scarseggiano, la capacità di scegliere le più nutrienti deve aver rappresentato, per i nostri progenitori, un vantaggio non indifferente in tempi di carestia. insomma noi vediamo a colori è più facile trovar da mangiare che in un mondo in bianco e nero.

domenica 5 febbraio 2017

L'ecologia

L'ecologia è lo studio del rapporto tra organismi e ambiente.
L'ecologia è la scienza che studia le relazioni dei viventi tra loro e con l'ambiente in cui vivono. Per ambiente si intende sia l'insieme degli altri esseri viventi con i quali un organismo interagisce sia l'insieme dei fattori fisici, chimici, geografici.
Il rapido accrescimento della popolazione umana e il progressivo deterioramento degli ambienti naturali terrestri rendono sempre più importante conoscere le leggi dell'ecologia per poter intervenire e ristabilire gli equilibri perduti.
Cos'è l'ecologia?
Il rapido accrescimento della popolazione umana negli ultimi due secoli è stato accompagnato da un grande sfruttamento degli ambienti naturali. Ciò ha portato all'estinzione di molte specie e ha spesso compromesso le capacità degli ambienti di ritornare all'equilibrio naturale, che consente la sopravvivenza degli animali e delle piante che ci vivono.

Nelle isole Mauritius, per esempio, vive un albero particolare, il tambalocoque. Negli anni Settanta ci si accorse che questo albero, un tempo molto comune, era ormai ridotto a soli tredici esemplari ultracentenari. Infatti, nonostante le piante continuassero a fiorire ogni anno, non generavano più nuove piantine. Dopo anni di ricerche e ipotesi, finalmente uno studioso americano individuò la causa di questa tragedia botanica. I frutti del tambalacoque non potevano più germinare perché la germinazione dipendeva dal passaggio dei semi attraverso l'apparato digerente del dodo che se ne nutriva. Il dodo però era scomparso dalle isole perché l'uomo gli aveva dato la caccia fino a provocarne l'estinzione. E quindi da allora nessun nuovo seme aveva potuto germinare. Dopo molti esperimenti gli studiosi sono riusciti a sostituire il dodo con i tacchini, importati a questo scopo, e finalmente il tambalacoque è tornato a rivivere ed è stato salvato dall'estinzione. Questo esempio ci fa capire quanto i destini delle specie si incrocino in modo a volte impensabile, e quanto da essi dipenda la vita di un intero ambiente, in questo caso i boschi di tambalacoque.

Per questo nel 20° secolo è divenuto sempre più importante conoscere le leggi che regolano le relazioni tra gli esseri viventi e il loro ambiente. L'intera umanità dipende dagli ambienti naturali per il cibo, l'acqua, il mantenimento del clima, la protezione contro le catastrofi naturali e per la sua stessa salute.
La conoscenza di queste leggi rappresenta il campo di studio dell'ecologia, che si occupa di fare luce sui meccanismi che regolano gli equilibri naturali. Lo scopo è di poter intervenire su di essi correttamente, sfruttando le risorse naturali in modo che sia evitata l'estinzione delle specie animali e vegetali e sia garantita una loro utilizzazione secondo il principio dello sviluppo sostenibile.


http://www.treccani.it/enciclopedia/superorganismo/

Le strette di mano

 

All'inizio dell'anno la nostra professoressa di Scienze Umane ci ha portato una fotocopia in cui erano rappresentate le strette di mano più comuni. Con queste strette di mano noi possiamo capire come una persona è.tra queste strette di mano possiamo trovare:

  • Stretta alla pari: I palmi vengono tenuti verticalmente, con le dita leggermente divaricate e i pollici verso l'alto. Questo è il modo migliore (e di solito abituale) modo di stringere la mano.
  • Stretta del perdente: In questo caso la persona intimorita rivolge il suo palmo verso l'alto rivoltando quello dell'altra persona verso l'alto.
  • Stretta che avvicina: Tira il braccio vicino a sé, in modo da farci avvicinare, è molto insicuro e vuole spostare il rapporto da un piano relazionale e sociale ad un piano più affettivo e personale.
  • Stretta che respinge: Esempio del contadino, che essendo riservato e abituato a vivere in spazi ampi, dà la mano in modo buffo, tenendosi troppo lontano dall'interlocutore.
  • Stretta di mano che si effettua posando l'altra mano sul braccio o sulla spalla: è riservata a rapporti amichevoli o cordiali i nel rapporto padre-figlio.
  • Stretta umida: Se la mano è grassa, è più facile che sia sudata e sia di una persona che preferisce i piaceri fisici (come mangiare) a quelli spirituali. 
  • Stretta sfuggente: chi ritira la mano nel momento del contatto dichiara di non aver fiducia in se stesso o nell'altra persona e preferisce mantenere le distanze. Oppure (secondo Guglielmi) può essere che siano professionisti chirurghi o pianisti, o comunque persone che usano molto le dita per lavorare.
  • Stretta molle: Persona molto timorosa, forse pigra, ma che tende ad essere troppo insicura e sognatrice.
  • Stretta forte: Persona decisa, abituata al comando o forse potrebbe trattarsi di uno sportivo, inconsapevole della sua forza, e quindi una persona solida e attiva.
  • Stretta dominante:(tipica di chi vuole dominare): In questo caso la persona che vuole dominare rivolge il palmo dell'altra persona verso l'alto facendo rivolgere il proprio palmo verso l'alto, questo dimostra che la persone che domina la mano vuole mettere i piedi in testa all'altra persona.
          Tre modi per neutralizzarla: passo laterale, polso o stretta a due mani (tipica dei politici, 
           indica che si tratta di un saluto effettuato dall'alto verso il basso(potere), oppure indica un                     profondo legame tra due persone.

Jean Piaget

Edward Chace Tolman (Newton1886 – Berkeley1959) è stato uno psicologo statunitense.
Tolman considera le mappe cognitive una variabile interveniente, che dunque può concorrere, insieme agli stimoli, a determinare la risposta, ma dato il nuovo introdotto dai suoi esperimenti è l'assistenza di una forma di apprendimento latente che non è immediatamente visibile e non dipende dal rinforzo ma può essere determinata da aspettative del conseguimento dell'obbiettivo. Un altroesperimento condotto da Tolman sembrerebbe confermare questa asserzione: 

  • tre gruppi di topi furono immessi all'interno di un labirinto. 
  • Il primo gruppo viene rinforzato con del cibo.
  • Al secondo gruppo non fu somministrato alcun tipo di rinforzo.
  • Il terzo ricevette rinforzo solo a partire dal dodicesimo giorno dell'esperimento.
Emerse che i topi appartenenti al secondo gruppo, privi del rinforzo, non riuscirono in alcun modo a rintracciare l'uscita del labirinto mentre quelli del primo gruppo (a cui era stato fin da subito somministrato il rinforzo) e quelli del terzo gruppo (ai quali il rinforzo fu somministrato dodici giorni dopo l'inizio) riuscirono a completare il labirinto senza differenze apprezzabili di prestazione fra do loro. Tolman trasse la conclusione che i topi erano in grado di apprendere anche in mancanza di rinforzo, ma tale apprendimento si manifestava sotto forma operativa solo in presenza di del rinforzo stesso, il che giustificava le eguali prestazioni riportate dai topi del primo gruppo e quelli del terzo