domenica 12 febbraio 2017

Perché vediamo il mondo a colori?

Il colore non è una qualità oggettiva delle cose, ma dipende da come la luce viene riflessa sugli oggetti, dalle proprietà del sistema visivo di chi guarda e dall'insieme degli stimoli. Per esempio, la luna,è grigia, e non bianca come la vediamo:se vicino a essa ruotasse un corpo veramente bianco, ci apparirebbe del suo vero colore. Perciò Paola Bressan, ricercatrice all'università di Padova, intitola il colore della luna il suo libro dedicato agli studi sulla percezione.


Un apparato {biologico} capace di vedere i colori costa, perché richiede che lunghezze d'onda diverse vengano  tradotte in risposte neurali diverse. A un occhio che rispondesse solo all'intensità della luce, in modo assolutamente identico per tutte le lunghezze d'onda, il mondo apparirebbe in bianco e nero, ossia monocromatico. Questa è una soluzione economica e che è stata adottata dai mammiferi marini come baleno e foche, che di norma non hanno nulla di colorato da guardare. La maggioranza di altri mammiferi, compresi il cane, il gatto e quasi tutte le scimmie del Nuovo Mondo, ha optato per il modello immediatamente superiore, la visione dicromatica. Le scimmie del Vecchio Mondo , noi compresi, hanno infatti evoluto la visione tricromatica, cioè la capacità di  distinguere rosso e verde oltre a bianco e nero e giallo e blu. Il pesce rosso, però, ha la visione tetracromatica, a quattro coppie di colori.

Alla fine però hanno scoperto perché vediamo a colori. Noi vediamo a colori perché dato che i primati mangano foglie quando altri tipi di cibo scarseggiano, la capacità di scegliere le più nutrienti deve aver rappresentato, per i nostri progenitori, un vantaggio non indifferente in tempi di carestia. insomma noi vediamo a colori è più facile trovar da mangiare che in un mondo in bianco e nero.

domenica 5 febbraio 2017

L'ecologia

L'ecologia è lo studio del rapporto tra organismi e ambiente.
L'ecologia è la scienza che studia le relazioni dei viventi tra loro e con l'ambiente in cui vivono. Per ambiente si intende sia l'insieme degli altri esseri viventi con i quali un organismo interagisce sia l'insieme dei fattori fisici, chimici, geografici.
Il rapido accrescimento della popolazione umana e il progressivo deterioramento degli ambienti naturali terrestri rendono sempre più importante conoscere le leggi dell'ecologia per poter intervenire e ristabilire gli equilibri perduti.
Cos'è l'ecologia?
Il rapido accrescimento della popolazione umana negli ultimi due secoli è stato accompagnato da un grande sfruttamento degli ambienti naturali. Ciò ha portato all'estinzione di molte specie e ha spesso compromesso le capacità degli ambienti di ritornare all'equilibrio naturale, che consente la sopravvivenza degli animali e delle piante che ci vivono.

Nelle isole Mauritius, per esempio, vive un albero particolare, il tambalocoque. Negli anni Settanta ci si accorse che questo albero, un tempo molto comune, era ormai ridotto a soli tredici esemplari ultracentenari. Infatti, nonostante le piante continuassero a fiorire ogni anno, non generavano più nuove piantine. Dopo anni di ricerche e ipotesi, finalmente uno studioso americano individuò la causa di questa tragedia botanica. I frutti del tambalacoque non potevano più germinare perché la germinazione dipendeva dal passaggio dei semi attraverso l'apparato digerente del dodo che se ne nutriva. Il dodo però era scomparso dalle isole perché l'uomo gli aveva dato la caccia fino a provocarne l'estinzione. E quindi da allora nessun nuovo seme aveva potuto germinare. Dopo molti esperimenti gli studiosi sono riusciti a sostituire il dodo con i tacchini, importati a questo scopo, e finalmente il tambalacoque è tornato a rivivere ed è stato salvato dall'estinzione. Questo esempio ci fa capire quanto i destini delle specie si incrocino in modo a volte impensabile, e quanto da essi dipenda la vita di un intero ambiente, in questo caso i boschi di tambalacoque.

Per questo nel 20° secolo è divenuto sempre più importante conoscere le leggi che regolano le relazioni tra gli esseri viventi e il loro ambiente. L'intera umanità dipende dagli ambienti naturali per il cibo, l'acqua, il mantenimento del clima, la protezione contro le catastrofi naturali e per la sua stessa salute.
La conoscenza di queste leggi rappresenta il campo di studio dell'ecologia, che si occupa di fare luce sui meccanismi che regolano gli equilibri naturali. Lo scopo è di poter intervenire su di essi correttamente, sfruttando le risorse naturali in modo che sia evitata l'estinzione delle specie animali e vegetali e sia garantita una loro utilizzazione secondo il principio dello sviluppo sostenibile.


http://www.treccani.it/enciclopedia/superorganismo/

Le strette di mano

 

All'inizio dell'anno la nostra professoressa di Scienze Umane ci ha portato una fotocopia in cui erano rappresentate le strette di mano più comuni. Con queste strette di mano noi possiamo capire come una persona è.tra queste strette di mano possiamo trovare:

  • Stretta alla pari: I palmi vengono tenuti verticalmente, con le dita leggermente divaricate e i pollici verso l'alto. Questo è il modo migliore (e di solito abituale) modo di stringere la mano.
  • Stretta del perdente: In questo caso la persona intimorita rivolge il suo palmo verso l'alto rivoltando quello dell'altra persona verso l'alto.
  • Stretta che avvicina: Tira il braccio vicino a sé, in modo da farci avvicinare, è molto insicuro e vuole spostare il rapporto da un piano relazionale e sociale ad un piano più affettivo e personale.
  • Stretta che respinge: Esempio del contadino, che essendo riservato e abituato a vivere in spazi ampi, dà la mano in modo buffo, tenendosi troppo lontano dall'interlocutore.
  • Stretta di mano che si effettua posando l'altra mano sul braccio o sulla spalla: è riservata a rapporti amichevoli o cordiali i nel rapporto padre-figlio.
  • Stretta umida: Se la mano è grassa, è più facile che sia sudata e sia di una persona che preferisce i piaceri fisici (come mangiare) a quelli spirituali. 
  • Stretta sfuggente: chi ritira la mano nel momento del contatto dichiara di non aver fiducia in se stesso o nell'altra persona e preferisce mantenere le distanze. Oppure (secondo Guglielmi) può essere che siano professionisti chirurghi o pianisti, o comunque persone che usano molto le dita per lavorare.
  • Stretta molle: Persona molto timorosa, forse pigra, ma che tende ad essere troppo insicura e sognatrice.
  • Stretta forte: Persona decisa, abituata al comando o forse potrebbe trattarsi di uno sportivo, inconsapevole della sua forza, e quindi una persona solida e attiva.
  • Stretta dominante:(tipica di chi vuole dominare): In questo caso la persona che vuole dominare rivolge il palmo dell'altra persona verso l'alto facendo rivolgere il proprio palmo verso l'alto, questo dimostra che la persone che domina la mano vuole mettere i piedi in testa all'altra persona.
          Tre modi per neutralizzarla: passo laterale, polso o stretta a due mani (tipica dei politici, 
           indica che si tratta di un saluto effettuato dall'alto verso il basso(potere), oppure indica un                     profondo legame tra due persone.

Jean Piaget

Edward Chace Tolman (Newton1886 – Berkeley1959) è stato uno psicologo statunitense.
Tolman considera le mappe cognitive una variabile interveniente, che dunque può concorrere, insieme agli stimoli, a determinare la risposta, ma dato il nuovo introdotto dai suoi esperimenti è l'assistenza di una forma di apprendimento latente che non è immediatamente visibile e non dipende dal rinforzo ma può essere determinata da aspettative del conseguimento dell'obbiettivo. Un altroesperimento condotto da Tolman sembrerebbe confermare questa asserzione: 

  • tre gruppi di topi furono immessi all'interno di un labirinto. 
  • Il primo gruppo viene rinforzato con del cibo.
  • Al secondo gruppo non fu somministrato alcun tipo di rinforzo.
  • Il terzo ricevette rinforzo solo a partire dal dodicesimo giorno dell'esperimento.
Emerse che i topi appartenenti al secondo gruppo, privi del rinforzo, non riuscirono in alcun modo a rintracciare l'uscita del labirinto mentre quelli del primo gruppo (a cui era stato fin da subito somministrato il rinforzo) e quelli del terzo gruppo (ai quali il rinforzo fu somministrato dodici giorni dopo l'inizio) riuscirono a completare il labirinto senza differenze apprezzabili di prestazione fra do loro. Tolman trasse la conclusione che i topi erano in grado di apprendere anche in mancanza di rinforzo, ma tale apprendimento si manifestava sotto forma operativa solo in presenza di del rinforzo stesso, il che giustificava le eguali prestazioni riportate dai topi del primo gruppo e quelli del terzo